
Fare Politica
Alla ricerca di soluzioni compromissorie con un focus speciale sull'educazione dei nostri figli
L’Ambiente e la Vita
Nel 1946, Maria Montessori spiegava che chi non si è adattato al proprio ambiente, non è superiore ma è destinato al fallimento. Tutti gli animali, gli insetti, le piante, e più in generale tutti gli esseri viventi si sono adattati all’ambiente. Infatti, ogni animale ha uno specifico comportamento non solo per il proprio benessere e la propria felicità, ma anche perché ha un proprio ruolo nell’ambiente e nell’armonia di tutti gli esseri viventi. Secondo Maria Montessori, la sopravvivenza e la felicità di ogni essere vivente dipendono dal fatto che “… viva il tipo di vita per cui è stato creato ...” in altri termini, per il quale si è evoluto adattandosi. Sempre secondo Maria Montessori, se ogni creatura cercasse di vivere nelle migliori condizioni possibili (nell’ipotesi che tutti conoscessero quali sono le condizioni più favorevoli) si finirebbe per avere un posto sovraffollato. Invece, ogni essere vivente aspira alle condizioni che più gli sono adatte. Per esempio, il pesce sopravvive nell’acqua, l’albero nel terreno, Quindi, ognuno è messo nelle condizioni di poter soddisfare il proprio scopo, secondo un’eredità che lo pone in una determinata relazione con l’ambiente. La Pedagogista osservava che esaminiamo le azioni di tutti gli esseri viventi, è possibile notare come ognuno non lavori solo per il proprio tornaconto, questo perché in natura esiste un ordine derivante dal fatto che ogni creatura ha un proprio posto e un proprio ruolo. La stessa, faceva l’esempio di una folla di persone che al circo iniziano a litigare per i posti migliori, identificando in questo comportamento la vecchia concezione della natura, contrapponendolo ad una visione scientificamente più attuale, secondo la quale, l’adattamento all’ambiente è simile invece a un’arena in cui i posti per il pubblico siano numerati: il biglietto può essere per un posto migliore o più modesto, sul lato sinistro o sul lato destro, ma ben definito. Si tratta del concetto di adattamento per ereditarietà. Una volta compreso questo ordine nella natura, sarà possibile comprendere che tutti gli esseri viventi non agiscono per il proprio beneficio solo in quanto funzionale all’ambiente. A riguardo, cita gli esempi degli scarabei stercorari e altri insetti spazzini che mantengono il terreno, gli animali che si nutrono di carcasse, gli alberi mantengono pura l’aria assorbendo l’anidride carbonica, tossica per gli animali, ed emettendo ossigeno, concludendo già nel 1947 che, senza di loro, moriremmo tutti. Ognuno ha un proprio ruolo, una propria funzione, nel mantenimento e nel miglioramento dell’ambiente. Pertanto, nel mondo animale e vegetale, esiste una chiara correlazione tra vita ed ambiente. Non è un assunto filosofico, ma l’affermazione di un fenomeno che tutti possiamo osservare e che proprio per questo è semplice da capire.
L’Essere umano
Gli animali che vivono in branco non hanno bisogno di discutere circa il sistema di governo del loro gruppo. Cosi come il loro organismo, anche il loro comportamento sociale si è evoluto per garantire la sopravvivenza alla loro specie, nel contesto e secondo la loro funzione al servizio dell’equilibrio naturale planetario. L’adattamento serve appunto a questo, a far sopravvivere ciò che è un bene per tutti. Questo vale per tutti gli esseri viventi, dalle formiche ai buffali, dalle api alle rondini, ad eccezione dell’uomo. L’uomo è appunto l’unico animale che non è adattato e che non si adatta all’ambiente in cu vive. Anzi, sembra fare il contrario, per esempio, ha perso il pelo che serviva per tenersi caldo. La stessa Maria Montessori notava questa discrepanza, quest’unicità dell’uomo e, a riguardo, osservava come a suo modo di vedere, l’adattamento all’ambiente da parte del genere umano implicava la sua modifica finalizzata ad uno scopo cosmico, quello di contribuire all’insieme del funzionamento della natura attraverso una visone olistica dell’universo acquisita durante il suo periodo in India, secondo la quale tutti gli esseri, animati ed inanimati sarebbero intercomunicanti, recepita da una “legge interiore dell’uomo” che regola ordine ed armonia e rende possibile all’uomo di acquisire consapevolezza dell’ambiente rendendosi partecipe dell’esistenza, prendendosi cura della vita in ogni sua forma. Secondo la Pedagogista, adattandosi all’ambiente, attingendo dalla propria legge interiore, l’uomo diventava superiore allo stesso. Diversamente, un uomo disadattato, avulso dall’ambiente o addirittura ostile all’ambiente, sarebbe da ritenersi equiparabile ad un delinquente. Concordo con Maria Montessori che il mondo si possa cambiare solo educando i bambini sin dall’infanzia ad essere in contatto ed interagire con l’ambiente naturale, a comprenderne le interconnessioni, ma contrariamente a lei, non credo sia possibile dilatare le potenzialità individuali generando “inedite visoni del mondo” tramite l’educazione fino al punto da riunire l’umanità in un’unica missione cosmica. Questo, forse per la mia scarsa esposizione all’Induismo e a tutte quelle esperienze che Maria Montessori è riuscita a fare nel corso della sua vita.
L’ Ambiente: da naturale a sociale.
Il concetto di Terra intesa come Ambiente Naturale forse più coerente con quello espresso da Maria Montessori è quello legato alla concezione del Sionismo legato a Martin Buber. La Terra secondo Buber, nella sua interpretazione biblicofilosofica, è un dono di Dio, una cosa viva che agisce e reagisce sulla base di ciò che noi facciamo. Tipica è l’ammonizione biblica relativa a ci versa sangue sulla Terra, il riferimento al sangue di Abele tinge di rosso una terra già maledetta da Dio, al sangue che la Terra restituisce in termini di morte e sofferenze a chi la profana vessando sangue, e via dicendo. Questa concezione del Sionismo è alla base della visione di molti ambientalisti, inclusa la mia. In quest’ottica, il Sionismo altro non è che un legame tra Uomo e Terra sancito da Dio, attraverso il quale l’Uomo può svilupparsi e Dio può punire chi contravviene alle sue Leggi. Pertanto, se inquiniamo (insanguiniamo) e profaniamo la Terra, la Stessa ci retribuirà offrendoci altrettanto sangue e dolore (la Bibbia offre anche un valore moltiplicatore). Anche il Cristianismo ha in parte assorbito questa concezione: nell'accusa di profanazione dell'Ostia, il sangue sgorga dall'ostia ferita. Cosi come nella terra è presente Dio (in quanto di Sua proprietà), cosi nell’Ostia è presente Cristo. Nel corso della storia umana il progresso tecnologico e sociale ha modificato questo paradigma, il XV secolo è stato forse il punto di svolta con l’Umanesimo, nel quale è centrale una rinnovata fiducia nelle capacità e nelle possibilità dell’uomo volta all’autodeterminazione, inclusiva del potere e dovere dello stesso di comprendere il mondo circostante, cioè l’ambiente, modificandolo secondo i propri fini. La centralità dell’uomo è sancita dalla tensione della conoscenza che distingue l’uomo dagli altri esseri viventi. Da questo momento in poi l’umanità ha cambiato la propria concezione di ambiente: da naturale a sociale. Questa traslazione concettuale è stata poi recepita in maniera aberrante, identificando l’ambiente esclusivamente con l’ambiente sociale (al quale l’ambiente naturale è assoggettato), e posta alla base del sistema indiretto di coercizione alla socializzazione. Per cui, è l’adattamento alla società (la socializzazione) che diviene la prima necessità, considerando coloro che restano avulsi dal contesto, quali soggetti carenti in qualcosa. In breve, chi non si adatta all’ambiente sociale (invece che all’ambiente naturale) diviene oggetto di pregiudizio fino ad essere ritenuto antisociale e criminale. Le persone normali sono solo quelle che aderiscono ai valori sociali senza adattarsi all’ambiente. Se poi l’ambiente sociale ha il diritto di modificare l’ambiente naturale, ecco che la valutazione dell’individuo, rispetto a quella proposta da Maria Montessori, cambia drasticamente. Il rapporto tra vita ed ambiente naturale diviene secondario divenendo prevalente il rapporto tra vita (umana) e società. Di recente, oltre a Maria Montessori, molti altri hanno provato a risvegliare le coscienze, operando per una riabilitazione dell’importanza dell’ambiente naturale. Purtroppo, questo non è possibile dal momento che i nostri modelli di società fondati sull’individualismo umanista non permettono di anteporre la centralità dell’ambiente e della vita in senso lato alla centralità della società umana ed in particolare, di chi la comanda.

Soluzioni compromissorie
Non sono certamente il primo a rilevare quanto sopra brevemente descritto. Altri non solo hanno effettuato le medesime osservazioni proponendo soluzioni di compromesso. In primis viene in mente Ulrich Beck, con il suo modello di Società del rischio. Il punto di osservazione si sposta da quello della preservazione dell’ambiente e della vita tramite l’adattamento alla salvaguardia della società tramite la valutazione dei rischi, ossia prendendo atto dell’evoluzione deteriore che l’uomo ha impresso al pianeta, cercando di evitare il peggio (“il rischio non è la catastrofe ma l’anticipazione della catastrofe”), riaprendo la prospettiva della gestione del rischio anche possibili soluzioni anche all’ambiente naturale. Infatti, il concetto di rischio viene ampliato, divenendo l’orizzonte globale dentro cui, come organizzazioni e come singoli, ci muoviamo e orientiamo (cd. società del rischio). Il rischio è una costruzione sociale che ha effetti anche sull’ambiente naturale e sulla vita.
Altre soluzioni compromissorie sono presentate dal Limitarismo, propugnato in senso più ampio da Ingrid Robeyns, professoressa di Filosofia politica ed etica applicata all’Istituto d’Etica dell’Università di Utrecht. In un’intervista del 30 novembre 2023, La Professoressa spiegava quanto segue:
“La ricchezza estrema mina la democrazia, è incompatibile con l’urgenza ecologica, è quasi sempre immeritata e danneggia gli interessi di tutti, compresi i super-ricchi”. La ricchezza estrema non è solo disastrosa per la solidarietà e la democrazia, ma anche per il clima. Guardando alla storia, l’Occidente ha il dovere di essere il primo a prendere provvedimenti per frenare la crisi climatica. "Ora vedete che paesi come l'India e la Cina emettono sempre di più, ma storicamente si tratta ancora di una frazione minore. Ancor di più se la considerate pro capite." Il limitarismo sarebbe un buon inizio, pensa Robeyns. "È assurdo avere persone sedute su milioni e miliardi che servono solo ad accumulare sempre di più. Tutto il denaro di cui le persone non hanno bisogno per il proprio benessere potremmo usarlo per guidare la transizione climatica."
Ancora una volta. L’adattamento al (compromesso) ambiente naturale è mediato da una concezione dell’ambiente sociale. Attualmente, sono convinto che il limitarismo sia un rimedio urgente e, purtroppo, solo il primo, per ripristinare il rapporto tra la società umana, l’ambiente naturale e perciò la vita di tutti gli esseri viventi.
Fare politica
Fare politica oggi significa attuale le migliori soluzioni compromissorie in tempo rapido focalizzandosi in primis sull’educazione dei bambini quale polizza vita per l’umanità, procedendo a cascata ad affrontare tutte le altre questioni.
D.R.