
Il nucleare. L’esperienza della Svizzera può servire al dibattito in Italia?
In Italia si sta attualmente discutendo del possibile ritorno al nucleare a causa dell’urgenza di trovare soluzioni sostenibili e a basso impatto ambientale per soddisfare la crescente domanda di energia. Infatti i recenti progressi tecnologici nel campo nucleare rendono questa prospettiva più attraente rispetto al passato. D’altra parte, il nucleare è una fonte di energia in grado di produrre grandi quantità di energia con una minima emissione di gas serra.
Visto che chi vi scrive è italiano ma abita da 12 anni in Svizzera, proviamo ad analizzare la situazione del nucleare in Svizzera per trarre qualche spunto utile al dibattito in Italia.
Il nucleare in Svizzera.
In Svizzera ci sono cinque reattori nucleari:
-Uno in via di smantellamento aMühleberg-Altriquattro che funzionano a pieno regime (Beznau1-2,Gösgen,Leibstadt)

Nel 2017 la popolazione elvetica ha deciso in un referendum che il paese deve gradualmente abbandonare il nucleare e potenziare le fonti rinnovabili. Non è stata fissata una data di smantellamento definitivo, ma il processo dovrebbe impiegare fino a 20 anni. Le centrali nucleari quindi possono funzionare finché saranno sicure. L’unica cosa certa è che la prossima ad essere smantellata sarà Beznau nel 2030.
In questo periodo però la politica sta rimettendo in discussione quanto deciso in quel referendum alla luce dell'attuale crisi energetica e al rischio di aumento della dipendenza da altri paesi.
La Svizzera attualmente importa il 70% dell'energia dall’estero e produce solo il 30% internamente. Le fonti dell’energia consumata in Svizzera sono: 36% petrolio, 20% nucleare, 14% idroelettrico, 13% Gas, 17% altre fonti.

Quanto sono sicure le centrali nucleari in Svizzera?
Le centrali svizzere risalgono agli anni ‘70, a parte Leibstadtche è del 1984 ma la manutenzione è costante. Per esempio,nella centrale di Beznau sono stati spesi 2.5 miliardi in manutenzione fino ad oggi. Praticamente tutto nella centrale è stato rinnovato a parte il cuore del reattore, che non è rinnovabile.
Le centrali sono tutte a prova di terremoto, impatto con aereo e attacco terroristico.
Il rischio di fuoriuscita di materiale nucleare è stato calcolato essere pari a un evento ogni milione di anni.
Basti pensare al disastro nucleare più recente accaduto a Fukushima in Giappone. In quel caso la centrale non è stata impattata dal terremoto, nonostante quello sia stato il terremoto più forte degli ultimi 400 anni. La causa dei danni alla centrale è stata il maremoto che è stato generato dal terremoto. Infatti, la centrale di Fukushima si trova sul mare.
Quindi la decisione di Germania e Svizzera di abbandonare il nucleare dopo il disastro di Fukushima non ha alcun senso logico, visto che i maremoti del tipo di quello avvenuto in Giappone non possono avvenire in Europa.
Come si gestiscono le scorie radioattive in Svizzera?
Gli scarti radioattivi sono costituiti da tute protettive usate dal personale delle centrali, materiali di macchinari e barre combustibili. Queste scorie attualmente vengono custodite in uno stabilimento in superficie nel cantone Argovia. Qui le scorie sono conservate in contenitori riempiti di elio sotto pressione. In 50 anni di nucleare le scorie accumulate sono contenute in 70 colonne e lo stabilimento ha spazio per 200 colonne. Quindi il deposito in Argovia dovrebbe bastare per molti anni.

Recentemente è stato stabilito che in futuro (intorno al 2050) le scorie verranno trasferite in un luogo di stoccaggio definitivo che verrà costruito per stoccare le scorie fino a 1 milione di anni. Si tratta di un punto a 300 metri di profondità, nella zona del Lägern settentrionale a nord di Zurigo, dove ci sono le condizioni ideali di stabilità geologica ed assenza di infiltrazioni di acqua. Questa è la stessa soluzione identificata dalla Finlandia, un paese che produce il 50% del proprio fabbisogno energetico col nucleare e dove è stata costruita la centrale più recente e potente d’Europa.
È possibile sostituire le centrali nucleari con fonti rinnovabili?
Le fonti rinnovabili come solare e eolico hanno pregi ma anche difetti che li rendono non adatte a sostituire il nucleare. Le energie rinnovabili infatti sono intermittenti e non prevedibili (vento e sole), quindi non possono essere usate in modo esclusivo, ma solo affiancandole ad altre fonti costanti. A differenza dalle rinnovabili, l’energia prodotta da una centrale nucleare è costante.
I politici che propongono il 100% rinnovabile sostengono che in caso di mancanza di vento e sole possiamo comunque importare l’energia. Ma l’obiezione a questa affermazione è che se anche gli altri paesi adottassero lo stesso piano, allora non ci sarebbe più nessuno da cui importare energia e inoltre in questo modo si aumenterebbe la dipendenza dagli altri paesi.
Quanto costa l’energia nucleare rispetto alle rinnovabili?
Costruire una centrale nucleare è molto costoso, circa 10 miliardi di franchi per un reattore che produce circa 1.5 terawatt all’anno. Una centrale nucleare per ripagare l'investimento necessita di 20/30 anni e dura in vita di solito 60 anni.
Un impianto solare invece costa molto meno, per esempio il progetto più grosso in Svizzera costa 47 milioni (circa 200 volte meno di una centrale nucleare), e produce 2.6 megawatt all’anno (circa 500 volte meno di una centrale nucleare).
Quindi l’energia nucleare costa circa la metà di quella rinnovabile, però l’investimento iniziale è molto alto e costringe a sfruttare l’impianto per molti anni al fine di ripagare l’investimento.
L’Italia nel 1966 è stata il terzo produttore di energia nucleare al mondo!
In Italia il nucleare è stato vietato con due referendum (1987 e 2011). In particolare, il primo referendum è stato fatto immediatamente dopo il disastro di Cernobyl, ma solo dopo che in Italia erano state costruite 5 centrali nucleari, la prima a Latina nel 1963.
Lo sfruttamento delle centrali nucleari italiane è durato dal 1963 al 1990. Nel 1966, agli albori della tecnologia nucleare, l’Italia era il terzo paese al mondo per produzione di energia dal nucleare dopo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, sebbene la produzione coprisse una percentuale molto bassa del fabbisogno nazionale.
Queste cinque centrali nucleari italiane esistono ancora, sebbene non vengano più sfruttate per la produzione di energia.
Da un calcolo approssimativo si può affermare che in Italia servirebbero 10 centrali nucleari per poter coprire tutto il fabbisogno energetico di base (cioè escludendo i picchi di consumi). La sfida in Italia è senz'altro relativa all’ingente investimento iniziale ma non solo, infatti l’opinione pubblica si è già espressa due volte rifiutando in modo netto il nucleare. Però la situazione sta cambiando, infatti da una ricerca di Swgfatta nel 2023 è emerso che circa il 53% della popolazione italiana si dice favorevole al nucleare con una grossa differenza tra under 55 anni (63% favorevole) e over 55 anni (47% favorevole).
- Fabio Galeazzi
