
Ma esattamente, qual è il tuo problema ?
Opinions:Italia e Svizzera, libertà funzionali e pace sociale
Dopo un lungo peregrinare per il mondo, cominciato con biglietto per sola andata da Foggia Centrale, oltre vent’anni fa sono approdata - (definitivamente spero) - a Lugano, circostanza che mi ha fatto a lungo riflettere su quanto sia liquido il concetto di nazionalità. Nessun ticinese, per quanto parli italiano, per quanto figlio di immigrati italiani e viva circondato da italiani, si sentirà mai italiano.
E come dargli torto? Perché se è vero che l’Insubria è una regione geograficamente omogenea, è pur vero che, appena varcato il confine, si lascia il casino italico e si entra in un’oasi di pace e di strade asfaltate ancora capaci di regalarti un fugace senso di felicità in una vita per tanti versi amara. E allora mi sono chiesta: qual è il segreto? cosa fa filare liscio un sistema che in Italia è ormai al collasso? Venti anni di vita in Svizzera e un bel passaporto rosso crociato esibito con orgoglio, mi hanno suggerito qualche risposta.
La Svizzera è un paese molto funzionale, non solo nel senso che “funziona”, ma molto di più: la funzionalità, frutto di una plurisecolare cultura calvinista che fa assurgere il lavoro ed il guadagno a mezzo principale per servire Dio, qui è diventata un concetto ontologico: tutto ciò che funziona bene, costa poco e dà guadagno è ben accetto, perché risponde a principi che ciascuno sente suoi e applica nella propria casa. Se è vero che lo Stato è fatto di persone, si trattava “solo”, di adeguare tali principi all’idea di Stato che si voleva costruire e che, anno dopo anno, con la pazienza tipica di un paese fatto di orologiai, gli svizzeri hanno saputo e voluto costruire.
Hanno capito che la chiave del successo per ogni paese prospero sta nella pace sociale, principio, che è stato diligentemente applicato sia in politica estera tramite una posizione di assoluta neutralità (la c.d. politica dell’”Io non c’entro niente, non c’ero e non voglio c’entrarci”) sia nella gestione della coabitazione sociale costituito da immigrati da ogni dove, ognuno con la propria valigia di abitudini, credi, pregiudizi e convinzioni. Per evitare il conseguente ovvio scannamento reciproco di cotanta variegata umanità, gli svizzeri, ligi al principio di funzionalità, hanno deciso di rimpiazzare i vari pacchetti ideologici con una vero e proprio vuoto ideologico. Nelle scelte politiche che riguardano le condizioni personali, ognuno è libero di pensarla come vuole e quindi ognuno è anche libero di sposarsi con chi vuole. O andare con le escort. Tanto per dire.
Questo vuoto ideologico in realtà vale oro da un punto di vista funzionale, perché definisce il punto limite verso il quale si possono espandere i diritti, e che si può riassumere in una semplice domanda “Qual è il tuo problema?” “Qual è il tuo problema se mi sposo con una altra donna, o divento uomo e poi mi faccio un figlio in California con la gestazione per altri? O rimango single. O mi faccio i capelli verdi: qual è il tuo problema?”: la concezione della contrazione della libertà dei diritti individuali trova un limite nell’eventuale problema dell’altro: non nell’idea dell’altro. L’unica ideologia che la Svizzera persegue è un’ideologia di pacifica convivenza sociale che si basa sull’assoluta libertà di vivere la propria vita come si vuole, finché non si disturba il vicino.
In tal senso, qualunque diritto altrui è, non solo tollerato, ma anche garantito. Durante le elezioni per l’approvazione del matrimonio egualitario, surfando sui social mi ha colpito che la reazione di molti elettori fosse come la mia: un senso di inadeguatezza rispetto al quesito, un disagio per essere messi in condizione di scegliere su scelte personalissime altrui: non “Che diritto hanno i gay di sposarsi”, bensì “Che diritto ho io a decidere se devono sposarsi. Qual è il mio problema, se si sposano?”.
Questa lunga introduzione mi è di fatto servita per poter essere breve nella seconda parte di questo scritto.
In Italia, le valige di abitudini e di usi, di convinzioni e pregiudizi sono state coccolate, vezzeggiate, incoraggiate, coltivate da ogni parte politica. Ciascuna di esse si dichiara liberale FINO al confine della propria valigetta ideologica, tenuta lì come una coperta di Snoopy: molti piddini hanno posizioni aperte per quanto riguarda temi etici come l’eutanasia, l’aborto (guai a chi ci tocca la legge!). Ma provate a parlare di regolamentazione della prostituzione: si leveranno gli scudi: “I diritti della donna, la donna oggetto…” Ehi! io sono donna: chi lo dice che il diritto ad autodeterminarmi finisce se decido di fare la prostituta? Lo decidi tu? La stessa che qualche rigo fa rivendicava il mio diritto ad abortire, tra l’altro pestando i piedi alla valigetta ideologica di qualcun altro? Perché?QUAL E’ il tuo problema?
E sì, perché nel frattempo il mio diritto all’aborto è contestato da un’altra parte politica che ritiene che la donna in questa materia non abbia libertà di autodeterminarsi, PERO’ le riconosce l’autodeterminazione nel fare le prostituta (e infatti una larga parte di eletti ed elettori di destra è a favore di una (sacrosanta) regolamentazione e liberalizzazione della prostituzione. (“In fondo che c’è di male? Mi portava papà!)”
Insomma, il diritto all’autodeterminazione altrui esiste in funzione del rispetto della nostra “valigetta”. E Il nostro da quello degli altri.
E di valigetta in valigetta, per tutelare la sensibilità di tutti, l’Italia è un paese che non ha mai scelto, e che alla fine non ci tutela mai: dal concepimento al fine vita: Se sono un bambino figlio di due omosessuali avrò un sacco di problemi perché la valigetta della famiglia tradizionale non si tocca.
Ma se voglio ripulire le strade di Milano dallo scempio del lavoro più antico del mondo, la famiglia tradizionale sarà d’accordo a riaprire i casini (che in Svizzera funzionano benissimo e sono fonte di grande gettito fiscale, mantenendo un decoro pubblico che in Italia si è perso da anni.
Gli stessi fautori della liberalizzazione della droga poi saranno contro l’energia atomica perché sognano sempre un mondo che va a petali di rosa. Così, nel frattempo un povero romano di Monte Mario vive con le tapparelle abbassate sennò al piano terra a Roma entrano i topi.
E così via. Tutte queste valige hanno una cosa in comune: un’idea di fondo che il cittadino possa avere un dire attivo sul modello MORALE di società che vorrebbe. Ma la Svizzera è un paese funzionale: sa che la prima funzione è che non si scannino e che morale non è un termine giuridico: A parte questo, si limita a far funzionare le cose prendendo atto dei problemi: Se la prostituzione incontrollata è causa di disordine sociale nessun politico si pone il problema se sia giusto o meno l’esistenza del fenomeno. Il suo lavoro è gestire il fenomeno.
Nella vita e nelle scelte di questo partito, l’unico che nel suo nome, nella sua identità porta l’agire, questo pesa e peserà sempre più, perché in termini di alleanze sarà difficile trovare partnerships di lungo termine con avversari politici che hanno fatto della loro valigetta morale un mantra. Occorre spiegare agli elettori che nella condizione attuale in cui si trovano i partiti, la partecipazione a singoli provvedimenti è non solo giusta ma anche necessaria affinché anche i pochi spazi vuoti ideologicamente vengano ulteriormente occupati.
Insomma, chiudo un po’ come ho aperto: se è vero che lo Stato è fatto di persone, è anche vero il detto: chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni ( e ne ho le prove: in Svizzera il meraviglioso sistema di welfare che sono riusciti a implementare anche grazie alle tasse pagate dalle prostitute li fa campare anche oltre, coccolandoli come bebè).
- Ẹ.R.